Luci ed ombre dello sbarco di McFit

Luci ed ombre dello sbarco di McFit

Ha 197 palestre (anche se solo in 5 nazioni,e 162 nella sola Germania, dove è nata)

E’ aperta 18 ore al giorno (anche se non 24 ore su 24, come alcuni concorrenti oltreoceano e anche nella madrepatria)

E’ ultraeconomica (anche se prevede una sola tipologia di abbonamento, quello annuale, e non anche il biennale più economico di alcuni concorrenti, e richiede anche l’attivazione di una member card aggiuntiva che vale 1 mese di abbonamento)

mcfit

E’ McFit, che dopo anni di rumors e annunci, e mesi dall’apertura dell’headquarter milanese, ha cominciato  finalmente la sua avventura in Italia: il 7 gennaio scorso ha infatti aperto il primo centro a Verona,  in una zona non lontana dalla Fiera dove, fino a pochi anni fa, si teneva il Forum organizzato dalla rivista il Nuovo Club.

Da consulente e studioso degli aspetti gestionali del nostro settore, sono andato quasi subito a vedere il McFit veronese, spinto dalla curiosità e senza alcun paraocchi.

Quello che ho visto è molto interessante.

Innanzitutto, se dovessi dire a prima vista qual è il modello di business cui si rifà questa prima apertura (non ho ahimè mai visto altri McFit europei, quindi non so se è ricorrente o solo una scelta una tantum), il benchmark che mi è venuto in mente è …. un negozio Apple! Di sicuro non una palestra, non almeno come l’abbiamo in mente in Italia; anche in importanti catene nazionali (per non parlare di Virgin e Healthcity), infatti, lo sviluppo è stato quasi sempre verso un’estremizzazione degli aspetti più formalmente vetero-eleganti della presentazione, mentre in questo caso si è dato spazio a una “freddezza” espositiva che è sinonimo di modernità, lasciando l’eleganza in aspetti apparentemente secondari ma non meno importanti. Ed ecco, quindi, abbondanza di legno scuro, pareti bianche e immacolate, onnipresenza di tecnologia, atmosfera da loft newyorkese, grandi spazi per camminare o sostare. Un insieme di curve e spigoli che ricorda un’astronave. O, per tornare al benchmark, il gelido e prezioso stile di un Ipad.

Scioccante il fatto che ogni ambiente ha una sua propria musica, studiata apposta per esaltarne le finalità; lasciate da parte le tristissime radio della maggior parte dei fitness club (ripiene di pubblicità inutili e di dozzinali canzoni da classifica) e i podcast uniformi dei pochi club che hanno capito come anche la musica sia un potente strumento di marketing: qui l’uso della musica diventa arma di coinvolgimento e fidelizzazione, a livello quasi subliminale.

Un punto di forza (che si potrebbe tradurre in debolezza, se non usato al meglio) è certamente il cosiddetto “trainer virtuale”: ci sono 4 sale corsi, perfettamente insonorizzate, cui si può accedere in ogni momento della giornata per “frequentare” la lezione proposta; il planning giornaliero orario è su uno schermo touch posto all’ingresso, e ogni esercizio è adeguatamente spiegato. Ovviamente, non sono previste nel planning aule particolarmente coreografiche, o in cui sia quasi automatica l’interazione trainer-partecipante, ma nonostante questo la pianificazione è sufficientemente completa e varia per soddisfare la maggior parte dei palati.

Tutto bene, dunque? Mica tanto, a essere onesti.

Quello che sconcerta infatti è, in presenza di una modernità tecnologica così accentuata, la quasi totale assenza,in Italia, dai social media: la fan page ufficiale tedesca ha quasi 120.000 fans, mentre in Italia non esiste neppure una pagina ufficiale (e comunque le singole palestre, anche in Germania, pur avendo una propria pagina hanno pochissimi fans: quella di Berlino poco più di 900, quella di Monaco meno di 800!). Coerentemente, la comunicazione esterna è, almeno finora, pressocchè assente:  nessun manifesto, nessun cartello indicatore, nessun “grand opening” di blockbusteriana memoria. Understatement teutonico? Paura di perdere la guerra? In entrambi i casi, la comunicazione che giunge è quella di un club “povero”, e per giunta un po’ presuntuoso.

E poi: ma con così tanta tecnologia, e nella quasi assenza di un elemento catalizzatore umano che influenzi la vendita, possibile che non ci si possa iscrivere direttamente sul sito? Tanto più che, una volta entrati, la richiesta di iscrizione è da compilare self-service su un bellissimo terminale touch posto davanti alla reception, nella spersonalizzazione tipica di una low cost!

Ancora: incomprensibile l’inesistenza degli erogatori di bevande, centro di ricavo fondamentale per ogni low cost, sostituiti dagli usuali distributori presenti in ogni palestra, posizionati in un sottoscala a piano terra (e clamorosamente non ancora in funzione nonostante fosse passato un mese dalla apertura), come in una qualsiasi palestra ventennale.

Infine: non mi permetto di giudicare la resa tecnica degli attrezzi presenti nei due piani, ma faccio sommessamente notare che si tratta di una marca completamente sconosciuta. Saranno efficaci? Reggeranno l’urto delle migliaia di iscritti che frequenteranno ogni giorno la palestra? Lo spero, per i titolari e i soci, ma forse qualche info in più non guasterebbe, visto anche che siamo nella patria di Technogym.

Luci e ombre quindi, che solo il tempo potrà dipanare. Intanto, un’ultima considerazione: a fronte di un break-even che mi vien da pensare sia non inferiore ai 3.000 soci attivi, in un qualsiasi giovedì di fine gennaio, alle ore 18, 25 giorni dopo l’apertura, in sala c’erano solo 15 persone, e nelle sale corsi zompettavano tristemente 2 o 3 ragazze. Forse non vuol dire nulla, ma di sicuro l’immagine non è stata delle più rincuoranti.

Leggi anche Il panorama del fitness low cost in Italia

Davide Verazzani



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9 Comments

  1. Usufruisco di una palestra McFit in Germania da 5 anni e mi trovo benissimo, prezzo competitivo (20€ mentre in Italian per una palestraccia sborsavo il doppio) apertura 365 giorni l’anno 24 ore su 24, attrezzi di buona fattura e personale disponibile. Qui funziona bene, se esportano il modello tedesco in Italia dovrebbe andare bene anche lì, se invece si adegua allo standard italiano saranno cavoli amari.

    • o provato a fare il receso e non sono riusito o regalato cuasi 120 euro mcfit non lo consilio a nesuno. si uno per problemi familiare non po piu andare e obigato a pagare fin che comple un ano di abonamento

      • Lo stesso e sucesso a me, devo pagare fino a dicembre 2020 senza usufruire, per salute. A loro se ne frega basta che paghi. È una merda di palestra perché non c’è nessun responsabile, devi fare tutto tramite posta raccomandate e nemmeno per mai perché hanno risposta automatica che sono super impegnate. Non lo consiglio

  2. Pregi: Prezzo, orari di apertura, attrezzi di fascia medio-alta.

    Difetti: Spogliatoi estremamente sporchi, impraticabile nelle ore di punta, molte persone maleducate, il personale non segue perché è poco e sempre impegnato in attività di segreteria/vendita abbonamenti, se si dimentica qualcosa il personale lo butta via dopo un paio di giorni…

    • Frequento palestre , per praticare fitness,da 36 anni, ne ho viste di svariate, ho sempre pagato mensilmente circa 40 euro senza vincoli di tempo. Da 7 mesi frquento la Mcfit della mia citta’, in Italia, e la mia personale valutazione e’ negativa. Valuto gli attrezzi poco ergonomici . Assenza totale di personale che corregga i neofiti che si allenano in modo astruso inconsapevolmente, disordine , musica ad alto volume, tanto da dover urlare per poter dialogare con qualcuno.. Spogliatoi scomodi.
      Escludendo il buon prezzo e gli orari di apertura ,non mi sentirei di consigliarla ne ad atleti avviati ne a neofiti. Ora mi sono dovuto ricredere su palestre che avevo in precedenza scredtato ma con il senno di adesso sto rivalutamdo.

  3. McFit? funzionava a Bassano del Grappa (VI) fino a fine 2015, prima della super offerta 9,99€/mese…ora ci sono le famiglie che si iscrivono, padre madre figli nipoti nonne ecc ecc……gli spogliatoi sono inadempienti dal punto di vista della normativa pubblica (1pers=1,6mq spogliatoio), c’è l’ ammasso totale di gente a qualsiasi ora pomeridiana (post 12h00), le doccie sono poche e sporche…avrà vita corta almeno da noi perchè chi è iscritto con storicità ed ha l’ abbonamento a 20 €/mese darà disdetta o lo bloccherà….

  4. Cronaca di una giornata in palestra (ieri).
    – Arrivo al parcheggio, non ce n’è. Mentre cerco di uscire entrano altre macchine. E’ sera,
    lo spazio è stretto e mentre cerco di uscire dal parcheggio rischio di urtare altre
    macchine parcheggiate.
    – Parcheggio ovviamente in strada e entro in palestra, le cassette di sicurezza sono tutte
    occupate. Rinuncio e metto tutto nell’armadietto.
    – Entro negli spogliatoi. Non trovo un’armadietto libero, aspetto 5,6 minuti, se ne libera
    1, inizia la lotta per cambiarsi in mezzo a persone che, addossate l’uno all’altro si
    dibattono a loro volta.
    – E’ andata, sono in tenuta da palestra, oggi tappeto. Sono tutti occupati e c’è la coda
    di 5 persone (naturalmente casuale). Si rischiano litigi, c’è sempre qualcuno che fa il
    furbo. Ci vorrebbe il distributore di biglietti per gestire la coda.
    – Dopo 20 minuti è il mio turno, mi alleno e torno agli spogliatoi. Nella confusione (e
    per lo stress) non ricordo più qual’è il mio armadietto.
    – Ok, trovato, metto l’accappatoio e entro in doccia. Occupate. 3 persone davanti a
    me, aiuto.
    – Entro in doccia. La quantità d’ acqua non è regolabile e naturalmente è dosata come fossimo nel deserto.
    – esco per cambiarmi, è una bolgia, mi passano davanti in 100, mi vesto velocemente,
    appallottolo tutto nella borsa e me ne vado.
    Domani non devo andare. Per fortuna mi fermo di più al lavoro!!!

  5. Cronaca di una giornata in palestra (ieri).
    – Arrivo al parcheggio, non ce n’è. Mentre cerco di uscire entrano altre macchine. E’ sera,
    lo spazio è stretto e rischio di urtare altre macchine parcheggiate.
    – Parcheggio ovviamente in strada e entro in palestra, le cassette di sicurezza sono tutte
    occupate. Rinuncio, metter; tutto nell’armadietto.
    – Entro negli spogliatoi. Non trovo un’armadietto libero, aspetto 5,6 minuti, se ne libera
    1, inizia la lotta per cambiarsi in mezzo a persone che, addossate l’uno all’altro si
    dibattono a loro volta.
    – E’ andata, sono in tenuta da palestra, oggi tappeto. Sono tutti occupati e c’è la coda
    di 5 persone (naturalmente casuale). Si rischiano litigi, c’è sempre qualcuno che fa il
    furbo. Ci vorrebbe il distributore di biglietti per gestire la coda.
    – Dopo 20 minuti è il mio turno, mi alleno e torno agli spogliatoi. Nella confusione (e
    per lo stress) non ricordo più qual’è il mio armadietto.
    – Ok, trovato, metto l’accappatoio e entro in doccia. Occupate. 3 persone davanti a
    me, aiuto.
    – Conquisto una doccia. La quantità d’ acqua non è regolabile e naturalmente è dosata come fossimo nel deserto.
    – esco per cambiarmi, è una bolgia, mi passano davanti in 100, mi vesto velocemente,
    appallottolo tutto nella borsa e me ne vado.
    Domani non devo andare. Per fortuna mi fermo di più al lavoro!!!

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